Russell Page arrivò alla Landriana nel 1967 e comprese subito che avrebbe dovuto dare al giardino una struttura molto forte e ben disegnata, in modo che potesse accogliere le centinaia di varietà già presenti. Page suddivise il grande giardino in spazi circoscritti dal disegno fortemente geometrico sottolineato da siepi e vialetti.
Poco più in là progettò un roseto formale (oggi Giardino degli aranci), un giardino per le collezioni (oggi Giardino degli ulivi) ed un rock garden. Tornato qualche anno dopo, Page scoprì che la Marchesa, nel frattempo, non aveva cessato di coltivare nuove piante al di fuori delle aree da lui disegnate e comprese che il suo schema iniziale avrebbe dovuto essere rivisto e giocato su una scala più ampia.
Seguendo il consiglio di Page, la Marchesa disegnò lungo il fianco della collina una scalinata rettilinea (l’attuale Viale Bianco) che scendesse nella zona inferiore, creò un lago artificiale, continuò a disegnare giardini che nel senso delle proporzioni, nell’equilibrio e nell’uso dello spazio risentono fortemente della lezione di Russell Page.
La fase più recente della vita del giardino risale a pochi anni fa ed è caratterizzata dalla volontà di proiettarsi verso l’esterno, sia in senso metaforico, con l’apertura dei giardini al pubblico e l’organizzazione della fiera di giardinaggio, sia in senso letterale. Infatti, a metà degli anni Novanta, la bordura grigia di Page, ormai soffocata dai pini sovrastanti che erano cresciuti moltissimo, languiva.
Con il suo tipico coraggio Lavinia decise di trasferirla oltre la recinzione del giardino, in un’area completamente dedicata a un vecchio frutteto.
Nacque così il capolavoro del nuovo giardino grigio che, insieme al Prato blu ed al Grande prato delle mostre “Primavera ed Autunno alla Landriana”, segna un ritorno al mondo assolato del Mediterraneo nel resto del giardino ormai filtrato, e quasi esorcizzato, dall’ombra dei grandi alberi.